Gian Domenico Negroni

Nasce a Camerino in provincia di Macerata, il 13 maggio 1964. Si avvicina al mondo della pittura nel 2003, dopo aver chiuso lo studio fotografico ed iniziato a lavorare in una piccola azienda metalmeccanica dove rimane fino al 2010. Matura lentamente fino a formare una prima personale visione del mondo interiore; della psiche umana. Dalla convinzione che la società spesso blocca ed opprime quel minimo sforzo di fantasia che tutti dovremmo avere, nasce la scelta di due colori: il rosso, concreto e passionale e il blu, positiva via di fuga verso l’infinito. Due colori all’apparenza molto distanti ma comunque stretti in un abbraccio che indica l’impossibilità di disgiungersi in quanto due espressioni della vita umana. Nel 2005 compie un ulteriore evoluzione del suo modo di esprimersi, infatti il punto focale dei suoi dipinti diventa non solo la psiche, ma anche l’inconscio. Nella sua pittura sempre più gestuale, esprime pacatezza ma nello stesso tempo un sentimento di inquietudine, ma la vera novità sono i materiali. Prima le sue opere erano realizzate solo con il colore acrilico, ora compare anche il gesso, la garza e la stoffa. Lattine di alluminio e scarti industriali raccolti durante le ore di lavoro. Una tecnica particolare alla quale l’artista attribuisce un preciso significato ricco di elementi simbolici. Mentre il corpo emerge dal fondo, l’anima resta intrappolata e soffocata sotto un pesante strato di materia, in uno sfondo indefinito, senza caratterizzazione di spazio e di tempo, come se questa situazione fosse eterna. Eppure il gesso è screpolato, graffiato, usurato dai tentativi dell’Essere che cerca disperatamente di fuggire, liberarsi. Un connubio tra ciò che ha forma e ciò che mai l’avrà. La forma è ciò che appare in superfice, la luminosità del colore, la struttura della materia. Attraverso la forma traspare in superfice il dentro, il profondo, le parti più intime del proprio io.

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